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ON AIR - Negri: "Conte sarebbe l'allenatore perfetto per il Napoli, ma non è l'unico"
07.05.2024 13:10 di Redazione

A “1 Football Club”, programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Marco Negri, allenatore ed ex calciatore, tra le altre, di Udinese e Bologna:

 

Nel pareggio di ieri ci sono più meriti dell’Udinese o demeriti del Napoli?

 

“Entrambi… Ormai, la stagione de Napoli ha un DNA ben preciso. La cosa che è cambiata principalmente, rispetto allo scorso anno, è la solidità difensiva. Il Napoli prende sempre gol ed è costretto a farne di più. Se non chiudi la partita, c’è sempre l’orgoglio delle squadre che devono salvarsi, che giocano in casa e che danno tutto. Il pareggio dei friulani è anche meritato. La differenza di valori era sproporzionata ma, con la grinta, l’orgoglio e la voglia di salvarsi, si può sopperire a questo gap”.

 

L’Udinese può salvarsi?

 

“Mi spingo a dire che la lotta salvezza è meravigliosa. Ci sono tantissime squadre, tantissimi scontri diretti. L’Udinese è quella che ne ha di più. Ha, dunque, il destino nelle proprie mani. D’altra parte, un passo falso in queste tre partite comprometterebbe tanto. Il pareggio rocambolesco di ieri dà una grande speranza, e potrebbe essere decisivo alla fine. È un risultato che potrebbe cambiare anche l’inerzia psicologica”.

 

Cosa non ha funzionato nella pianificazione di questi due club?

 

“Direi azzeccare l’allenatore all’inizio. Entrambe le squadre hanno cambiato tecnico e, dunque, modulo, preparazione atletica e preparazione alla gara. Non è così immediato sposare un nuovo modulo di gioco e le idee di un nuovo allenatore. Quando, invece, c’è un tecnico di cui i giocatori si fidano, che comprendono le sue idee di gioco, è diverso”.

 

Con Rudi Garcia il Napoli aveva la media di 1,7 punti a partita. Media che, con Mazzarri e Calzona, si è abbassata drasticamente. Non crede che il francese sia stato scaricato troppo facilmente?

 

“Adesso è facile dirlo, ma questi numeri sono inconfutabili. All’inizio del campionato, però, le avversarie avevano una percezione diversa degli azzurri. Era l’undici campione d’Italia, l’undici da battere. Diversa, oggi, la percezione di una squadra che induce l’avversario a tentare sempre di raggiungere il risultato”.

 

Chi sarebbe l’allenatore giusto per gli azzurri nella prossima stagione?

 

“Conte, per il pedigree, e per il carattere, sappiamo che non fa sconti a nessuno. Il Napoli ha bisogno di una svolta, soprattutto nella testa, per ripartire con rabbia e la voglia di imporsi. Conte sarebbe l’uomo top. Gli altri nomi che circolano sono di grandissimo profilo. Ho grande stima per Italiano. Ha fatto la gavetta in tutte le categorie e lo apprezzo. Pioli è un allenatore vincente e Gasperini lo vorrebbero tutti. Tante volte, nel calciomercato si parla del top player. Questa estate, però, il top player del Napoli sarà l’allenatore. Ribadisco, infatti, che nel calcio moderno trovare l’allenatore giusto è una partenza molto importante”.

 

Il Bologna, in questa stagione, ha dimostrato di avere il miglior tecnico tra gli emergenti. Motta sembra essere ad un passo dalla Juve: è pronto per i bianconeri?

 

“Dico sempre che il Bologna è entrato nella discoteca e adesso deve entrare nel privé: la Champions. È stata una stagione straordinaria, con prestazioni eccellenti, sia in casa che in trasferta, e con un grande gioco. Il merito è dei giocatori, ma anche del tecnico. Ciò detto, è chiaro che sulla lista dei top club che vogliano cambiare allenatore ci sia Thiago Motta. Credo sia difficile pensare ad una permanenza dell’allenatore italo brasiliano”.

 

Si parla della cessione di Motta e di diversi pezzi pregiati: non si rischia, in tal modo, di vanificare il lavoro svolto sinora?

 

“La mentalità della società è comunque da sposare. Ci sono dei conti da rispettare e fare il passo più lungo della gamba sarebbe pericoloso. Nel calcio, una stagione ti dà e quella successiva può non darti le stesse soddisfazioni. La politica deve essere quella di cedere i pezzi pregiati e comprarne altri da valorizzare. È quel che è sempre stato fatto, come con Dominguez e, in questa stagione, con Zirkzee e Ferguson. Vendere due o tre elementi credo rientri nell’ordine della strategia del club, ma non penso ad uno stravolgimento”.

 

Dove vedrebbe proprio l’attaccante del Bologna, Zirkzee?

 

“Comprando Zirkzee devi essere consapevole che non è un centravanti, pur vestendo la maglia numero nove. Fa tanti assist, anche se quest’anno ha realizzato diversi gol. È un giocatore a cui piace fare il gol bello e mandare in porta i compagni. Consente di giocare con più moduli, come punta unica o con un altro centravanti. Non nascondo che mi piacerebbe molto vederlo al Milan, che avrebbe bisogno di un profilo importante in avanti”.

 

Come si sostituisce Victor Osimhen?

 

“Ci sono dei giocatori che sono insostituibili, hanno caratteristiche che non si trovano e di cui difficilmente puoi privarti. Tuttavia, adesso è giusto monetizzare. Il profilo di Osimhen fa gola a tutti. Ha ancora margini di miglioramento e contro le difese della Premier, negli uno contro uno, potrebbe fare grandi cose”.

 

È giusto dire che il Napoli è il Leicester d’Italia?

 

“Assolutamente no. Il Napoli è un club storico, prestigioso, dove hanno giocato calciatori incredibili. Ha un pubblico meraviglioso. Qualche giorno fa, leggevo una intervista del presidente in cui affermava l’impossibilità di vincere due scudetti di fila. Dopo il filotto della Juventus, difatti, è stato davvero complicato ripetersi. Tanti dettagli, come la preparazione, fanno la differenza. All’Inter è andato tutto bene e, come il Napoli l’anno prima, ha meritato di trionfare”.

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ON AIR - Negri: "Conte sarebbe l'allenatore perfetto per il Napoli, ma non è l'unico"

di Napoli Magazine

07/05/2024 - 13:10

A “1 Football Club”, programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Marco Negri, allenatore ed ex calciatore, tra le altre, di Udinese e Bologna:

 

Nel pareggio di ieri ci sono più meriti dell’Udinese o demeriti del Napoli?

 

“Entrambi… Ormai, la stagione de Napoli ha un DNA ben preciso. La cosa che è cambiata principalmente, rispetto allo scorso anno, è la solidità difensiva. Il Napoli prende sempre gol ed è costretto a farne di più. Se non chiudi la partita, c’è sempre l’orgoglio delle squadre che devono salvarsi, che giocano in casa e che danno tutto. Il pareggio dei friulani è anche meritato. La differenza di valori era sproporzionata ma, con la grinta, l’orgoglio e la voglia di salvarsi, si può sopperire a questo gap”.

 

L’Udinese può salvarsi?

 

“Mi spingo a dire che la lotta salvezza è meravigliosa. Ci sono tantissime squadre, tantissimi scontri diretti. L’Udinese è quella che ne ha di più. Ha, dunque, il destino nelle proprie mani. D’altra parte, un passo falso in queste tre partite comprometterebbe tanto. Il pareggio rocambolesco di ieri dà una grande speranza, e potrebbe essere decisivo alla fine. È un risultato che potrebbe cambiare anche l’inerzia psicologica”.

 

Cosa non ha funzionato nella pianificazione di questi due club?

 

“Direi azzeccare l’allenatore all’inizio. Entrambe le squadre hanno cambiato tecnico e, dunque, modulo, preparazione atletica e preparazione alla gara. Non è così immediato sposare un nuovo modulo di gioco e le idee di un nuovo allenatore. Quando, invece, c’è un tecnico di cui i giocatori si fidano, che comprendono le sue idee di gioco, è diverso”.

 

Con Rudi Garcia il Napoli aveva la media di 1,7 punti a partita. Media che, con Mazzarri e Calzona, si è abbassata drasticamente. Non crede che il francese sia stato scaricato troppo facilmente?

 

“Adesso è facile dirlo, ma questi numeri sono inconfutabili. All’inizio del campionato, però, le avversarie avevano una percezione diversa degli azzurri. Era l’undici campione d’Italia, l’undici da battere. Diversa, oggi, la percezione di una squadra che induce l’avversario a tentare sempre di raggiungere il risultato”.

 

Chi sarebbe l’allenatore giusto per gli azzurri nella prossima stagione?

 

“Conte, per il pedigree, e per il carattere, sappiamo che non fa sconti a nessuno. Il Napoli ha bisogno di una svolta, soprattutto nella testa, per ripartire con rabbia e la voglia di imporsi. Conte sarebbe l’uomo top. Gli altri nomi che circolano sono di grandissimo profilo. Ho grande stima per Italiano. Ha fatto la gavetta in tutte le categorie e lo apprezzo. Pioli è un allenatore vincente e Gasperini lo vorrebbero tutti. Tante volte, nel calciomercato si parla del top player. Questa estate, però, il top player del Napoli sarà l’allenatore. Ribadisco, infatti, che nel calcio moderno trovare l’allenatore giusto è una partenza molto importante”.

 

Il Bologna, in questa stagione, ha dimostrato di avere il miglior tecnico tra gli emergenti. Motta sembra essere ad un passo dalla Juve: è pronto per i bianconeri?

 

“Dico sempre che il Bologna è entrato nella discoteca e adesso deve entrare nel privé: la Champions. È stata una stagione straordinaria, con prestazioni eccellenti, sia in casa che in trasferta, e con un grande gioco. Il merito è dei giocatori, ma anche del tecnico. Ciò detto, è chiaro che sulla lista dei top club che vogliano cambiare allenatore ci sia Thiago Motta. Credo sia difficile pensare ad una permanenza dell’allenatore italo brasiliano”.

 

Si parla della cessione di Motta e di diversi pezzi pregiati: non si rischia, in tal modo, di vanificare il lavoro svolto sinora?

 

“La mentalità della società è comunque da sposare. Ci sono dei conti da rispettare e fare il passo più lungo della gamba sarebbe pericoloso. Nel calcio, una stagione ti dà e quella successiva può non darti le stesse soddisfazioni. La politica deve essere quella di cedere i pezzi pregiati e comprarne altri da valorizzare. È quel che è sempre stato fatto, come con Dominguez e, in questa stagione, con Zirkzee e Ferguson. Vendere due o tre elementi credo rientri nell’ordine della strategia del club, ma non penso ad uno stravolgimento”.

 

Dove vedrebbe proprio l’attaccante del Bologna, Zirkzee?

 

“Comprando Zirkzee devi essere consapevole che non è un centravanti, pur vestendo la maglia numero nove. Fa tanti assist, anche se quest’anno ha realizzato diversi gol. È un giocatore a cui piace fare il gol bello e mandare in porta i compagni. Consente di giocare con più moduli, come punta unica o con un altro centravanti. Non nascondo che mi piacerebbe molto vederlo al Milan, che avrebbe bisogno di un profilo importante in avanti”.

 

Come si sostituisce Victor Osimhen?

 

“Ci sono dei giocatori che sono insostituibili, hanno caratteristiche che non si trovano e di cui difficilmente puoi privarti. Tuttavia, adesso è giusto monetizzare. Il profilo di Osimhen fa gola a tutti. Ha ancora margini di miglioramento e contro le difese della Premier, negli uno contro uno, potrebbe fare grandi cose”.

 

È giusto dire che il Napoli è il Leicester d’Italia?

 

“Assolutamente no. Il Napoli è un club storico, prestigioso, dove hanno giocato calciatori incredibili. Ha un pubblico meraviglioso. Qualche giorno fa, leggevo una intervista del presidente in cui affermava l’impossibilità di vincere due scudetti di fila. Dopo il filotto della Juventus, difatti, è stato davvero complicato ripetersi. Tanti dettagli, come la preparazione, fanno la differenza. All’Inter è andato tutto bene e, come il Napoli l’anno prima, ha meritato di trionfare”.